Archive décembre | Jules II
déc 18 2010

Peregrinazioni di un tavolo da disegno

Sono stato al Centre Belge de la Bande Dessinée nella primavera scorsa.
Un bellissimo edificio nel centro di Bruxelles che ospita un’esposizione di alto valore didattico sulla gloriosa storia del fumetto belga. Cosa abbastanza inconcepibile in Italia, anche senza voler fare gli esterofili a tutti i costi, vedere intere scolaresche aggirarsi nel museo come se stessero facendo la cosa più figa del mondo. Eh sì, il fumetto in Belgio è decisamente qualcosa di cool, una passione che si ostenta orgogliosamente a tutte le età.
Franquin, Peyo, sono giganti non solo del fumetto ma dell’arte belga in genere, mentre per Hergé bisogna salire al rango di semidio. Tin-tin, i Puffi, Gaston LaGaffe (un po’ meno, immeritatamente) sono personaggi noti in tutto il mondo, e laggiù icone pop assolute.

Immaginerete quindi la sorpresa e l’onore di sentirmi invitato a tornarci ufficialmente in veste di autore.
Un lieve sbandamento per la verità l’ho avuto, quando mi sono sentito dire “no, non vogliamo te… vogliamo il tuo tavolo!”
Pausa.
“Coma sarebbe, il mio tavolo?”
“Il tuo tavolo, il tuo tavolo da disegno.”
Sarebbe che Guy Delcourt, lider maximo delle omonime Edizioni nonchè mio mecenate che-dio-lo-abbia-in-gloria, festeggia l’anno prossimo 25 anni di attività editoriale con una grande esposizione al Centro Belga del Fumetto, dall’8 febbraio al 29 maggio 2011.
Numerosissimi autori che hanno fatto la storia della casa del triangolo rosso (non ultimo il mio amico lucano-parigino Luigi Critone) saranno presenti con una tavola originale, onde per cui la mostra si preannuncia ricchissima, eterogenea e assolutamente da non perdere.
Oltre a questa valanga di opere, si è pensato di allestire uno spazio con dodici tavoli da disegno proprio-come-se-si-fosse-lì-nello-studio. Uno di questi sarà il mio.
Reso insopportabilmente tronfio dalla notizia, il mio tavolo mi ha gentilmente obbligato, minacciando l’ammutinamento, ad aiutarlo per presentarsi all’appuntamento al meglio.

L’idea è quella di mostrare, su di un piano 80×120, tavole originali, schizzi preparatori, stralci di sceneggiatura, prove colore, merendine parzialmente consumate, insomma tutto quello che possa aiutare lo spettatore ad entrare per un momento nel mondo dell’autore, suggerendo il suo metodo di lavoro, mostrandone le varie fasi, svelandone suggestioni, personaggi e storie.
Un’idea interessante, se mi posso permettere. E senza precedenti, ma questo solo perchè ignoro beatamente altre iniziative simili e precedenti.
L’insopportabile tavolo, insomma, vuole farsi bello per la sua ribalta in quel di Bruxelles.
Al lavoro.

Per 8 ore vaglio, seleziono, affastello, sposto, bestemmio, risposto, ribestemmio, incolonno, ruoto, taglio, incollo; soppeso lo spazio e l’importanza da dare alle mie due serie, al bianco e nero (in originale) o al colore (con delle stampe), con la morbosa cavillosità di un diplomatico settecentesco…
Alla fine, ecco il risultato…



Nella parte bassa tre originali, tra cui il disegno a matita della copertina del quarto volume del Trono d’Argilla; a questa serie ho dedicato un po’ più di spazio, non fosse altro perchè è quella con la quale ho esordito, e con i suoi sette volumi mi farà compagnia ancora per diversi anni. In alto, tra le altre cose, alcune stampe per dare il giusto risalto all’opera dei colorisiti (Pieri, Gérard e Bossard) ed evitare l’effetto soporifero di un tavolo tutto in toni di grigio.
Mi interessava poi mostrare i veri ferri del mestiere: gli strumenti di disegno, ma anche i libri e le referenze iconografiche dalle quali mi piace partire per dare ’spessore’ alle mie immagini e credibilità alle mie storie.

Una curiosità: una volta nel museo, il tavolo verrà protetto da un vetro allo scopo di preservare gli originali e scoraggiare eventuali tentazioni di furto. Questo rende impossibile esporre qualsiasi cosa abbia uno spessore maggiore di 3 millimetri.
Per ovviare al problema, ma senza rinunciare a dare un po’ di movimento per alleviare la pallosità del tutto, mi sono stampato e ritagliato i vari elementi in rilievo (matite, pennarelli a china, libro, eccetera… ) posizionandoli in modo che l’osservatore da una posizione centrale abbia l’illusione della tridimensionalità. Il 3D che tanto ci sta sfracassando, però dei poveri! Un ‘trompe l’oeil’, per i tradizionalisti, o un ‘anamorfismo’, per i più tecnici.
Se ci siete cascati guardando le immagini precedenti, allora funziona!
Ah non ci siete cascati nemmeno per un istante? Ok ma non lo dite, siate buoni almeno sotto Natale…

L’appuntamento è dunque per febbraio 2011 e, nonostante tutto ciò che di male possa pensare del mio tavolo da disegno, ne sono molto orgoglioso.


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déc 2 2010

Piccola storia di una copertina…

012

Partiamo dalla fine.
Questa è.
La copertina che dal prossimo marzo cercherà di farsi notare nelle librerie franco-belghe.
Dall’idea alla realizzazione, questa immagine ha seguito un percorso non proprio lineare, che vorrei raccontare.

* tutte le immagini si ingrandiscono cliccando*
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Primo passo, primo (mezzo) errore: decido di creare non uno, non due, non tre, ma tanti piccolissimi bozzetti di studio da proporre allo sceneggiatore, alla editor, all’editore.
La confusione è assicurata!

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Capisco subito che manca l’idea forte, quella in grado di prevalere da subito sulle altre, nonostante 2 o 3 oggettivamente mediocri rimangano subito staccate dal gruppo di testa, col risultato che i primi sondaggi sono piuttosto vaghi e sembra difficile trovare la strada giusta. Con una prima veloce prova di colore cerco di capire se, al di là del disegno, qualcuna abbia maggiori potenzialità rispetto alle altre o prometta una potenza grafica superiore.

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Personalmente, ho un debole per la quinta, nella quale sotto a un cielo rosso sangue Giulio II troneggia su di un mucchio di cadaveri e gatti indemoniati. Ma l’attenzione di Jodorowsky viene attratta dalla mano insanguinata della numero 7 (si vede un crimine!). Nella mia indecisione, una preferenza di questo peso è quello che ci vuole.

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Dopo alcuni studi preparatori, passo al disegno a matita definitivo.
Anche se nel bozzetto di partenza l’ambientazione era appena visibile (dettaglio che avrà la sua importanza tra poco…), sono rimasto fedele all’idea iniziale. La scena è ambientata, con un certo contrasto con la figura stessa del Papa, in un’umile e sporca stalla, prendendo spunto da una scena del fumetto.

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Un’altra idea è che tutto deve emergere da una grande, drammatica, oscurità. In questo senso, certi dettagli dello sfondo sono puramente di riempimento, perchè nella versione finale e colorata, saranno a malapena visibili.
L’imprevisto però, si sa, è sempre in agguato, e ci coglie mentre Florent Bossard è già al lavoro sul colore…

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Dalla Delcourt arrivano delle perplessità proprio sull’ambientazione. Non è certo un problema di censura (un Papa in una stalla???), quanto di mancanza di quella ricchezza che caratterizzava la copertina del primo volume e che dava immediatamente al lettore il tono della serie.
Dopo aver superato un primo momento di panico/sconforto, mi rimetto al lavoro.

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La prima necessità è quella di non buttare via completamente il lavoro fatto da me e da Florent. Giulio II e ‘mano’ rimangono dove sono; tutto il resto è da rifare, in maniera che rimanga coerente con quegli elementi.

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Dopo aver recitato i salmi e santificato tutti i martiri del calendario, per quanto riguarda il disegno la copertina è terminata.
Sono contento di vedere che avevano ragione in Delcourt: così è decisamente più impressionante!

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Il lavoro è ora di nuovo nelle mani del colorista e pochi giorni (e qualche prova di stampa) dopo, abbiamo l’immagine finale.
Nonostante qualche intoppo e una partenza non proprio decisa e convinta, ne sono molto soddisfatto.
Anche se l’ultima parola, naturalmente, non spetta a me.

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