Archive Anatomie d'une page | Jules II
oct 2 2012

La Scuola del Mondo

Con 17 pagine del libro finite, l’arrivo delle ultime pagine di sceneggiatura di Alejandro Jodorowsky mi ha imposto di tornare a monte del mio processo creativo.
Un’imposizione in realtà molto gradita, perchè avevo voglia di fare qualcosa di diverso e amo molto le prime fasi di lavoro sulla sceneggiatura ancora giovane, nota solo all’autore e a pochissimi altri.

  1. lettura
  2. suddivisione in scene (con titolazione più o meno fantasiosa)
  3. suddivisione in blocchi di pagine
  4. elementi visivi chiave
  5. documentazione delle singole scene.

Tutto questo accade prima che io inizi a disegnare, se si esclude qualche piccolo schizzo qua e là.
Il fatto che lo spagnolo sia quasi uguale-preciso all’italiano è un luogo comune diffuso e, per fortuna, abbastanza vero da permettermi di leggere il testo nella lingua originale, prima di ricevere da Delcourt la traduzione (in questo caso a cura di Brontis Jodorowsky). Come penso di aver già scritto, una sceneggiatura di Jodo non nasce suddivisa in pagine, ma in singoli quadri, o vignette.
Sta a me raggruppare un certo numero di vignette e stabilire che quelle andranno a formare una pagina; per fare questo prima individuo le varie scene, diverse per ambientazioni, personaggi e quant’altro, poi inizio a farmi un’idea di quante pagine mi prende più o meno una scena, sapendo in questo caso che come media ogni pagina conterrà 6 vignette. Per ogni scena creo una cartella separata sul pc. I nomi variano per questo terzo volume da “M. sbrocca!”, a “Arriva Raffaello” o “I 5 puttani”… un piccolo divertimento personale prima di passare effettivamente a documentare ogni singola sequenza.
Ho un mio archivio ormai abbastanza fornito di documentazione relativa alla serie e molto spesso capita che mi debba riferire direttamente ad ambientzioni o personaggi già tradotti in fumetto negli altri due volumi, ma ciò non toglie che il succo e la personalità delle nuove pagine non possa che venire da una ricerca ad hoc e, si spera, originale.
Così, le cartelle di documentazione iniziano a riempirsi di immagini prese da google o dai libri che ho in studio e in pochi giorni ho la base necessaria per iniziare a lavorare su storyboard e matite.

Ma di questo interessa poco a me, figuriamoci a voi; è che studiare il Rinascimento italiano non è una cosa che lasci indifferenti. Non me, almeno.
In questo terzo libro, tanto per dire, avremo di nuovo Machiavelli e Bramante, poi Raffaello, Michelangelo, Leonardo.
Tre quarti di Tartarughe Ninja, mica niente!

Poco più di cinque secoli fa questi uomini si incontrarono, e a volte scontrarono, nella città dove abito: Firenze.
Due di loro, già venerati all’epoca, ricevettero l’incarico di lavorare a due opere che avrebbero occupato i muri opposti dello stesso salone.
L’ingegno più multiforme della storia dell’umanità di fronte all’animale artistico più potente e genuino mai nato.
Varie vicissitudini resero impossibile il concretizzarsi dell’idea iniziale, ma per un certo periodo questo scontro di titani ebbe in effetti luogo: disegni, bozzetti, studi e polemiche, di fronte ai migliori artisti del tempo corsi ad osservare i maestri.

La chiamarono ‘la Scuola del Mondo’.


jan 20 2010

Page 1, tome 2.

anatomie

A grande richiesta (mia), vorrei farvi vedere come sono arrivato al disegno definitivo della prima pagina del secondo volume.
Con le centinaia di libri che escono ogni settimana, c’è sempre meno tempo per dare un’occhiata approfondita ai nuovi titoli.
La copertina ovviamente è fondamentale per attirare l’interesse e dire ‘prendi me, prendi me!’ al lettore. Raggiunto questo primo obbiettivo (ci sono decine di altre copertine che gridano la stessa cosa!), la prima pagina diventa fondamentale per dare la migliore impressione possibile sia sulle vicende raccontate, sia sullo stile e sulla qualità del disegno.
Insomma, sulla prima pagina è necessario fare molta attenzione.

t2_scen_p1

Il secondo volume si apre con una scena che ne richiama direttamente una analoga del terzo volume di “Borgia”.
Il lavoro di ricerca quindi è molto facilitato, anche se con un giro su Google Immagini trovo della buona documentazione per dare un’interpretazione personale alla sequenza.
Per questa prima pagina decido di illustrare solo due scene, così posso unire le prime due strisce e formare un grande disegno d’apertura.

t2_mini_p1

Il mini-storyboard non è un problema con così poche vignette, ma in questo primo disegno, per quello che si può vedere, la scena è veramente troppo simile a quella di Manara. Serve un’idea…
Questa estate mi sono quasi perso con la mia famiglia in una spettacolare necropoli etrusca con decine di scale scolpite nella roccia che formavano dei percorsi in mezzo al bosco. Proviamo…

t2_p1

Al secondo o terzo tentativo, decido di rappresentare dall’alto uno stretto sentiero a ‘S’, che mi consente di mostrare Aldosi e Josaphat di fronte e allo stesso tempo suggerire la destinazione del viaggio: la casa della maga in cima alla collina. L’idea della scala nella roccia mi suggerisce automaticamente la soluzione giusta (almeno ai miei occhi) anche per la seconda vignetta.

t2_st001

Ci sono tutti gli elementi necessari per passare al montaggio (découpage) al computer. Inserisco il lettering e subito dopo lavoro sulla pagina fino a che non sono soddisfatto dell’equilibrio generale.
Penso di poter arrivare in poco tempo al disegno finito. Mi sbaglio alla grande.

t2_pl001_web

Dopo alcuni mesi passati ad inchiostrare il “Trône d’Argile”, ho bisogno di tempo per riprendere confidenza con la matita.
Dopo un po’, però, mi perdo nei cespugli e tra gli alberi; provo e riprovo l’ombreggiatura giusta per una roccia.
Ci metto molto tempo, troppo, ma ne vale la pena: ora sono di nuovo ‘dentro’ a “Le pape terrible” e poi, dopotutto, è sempre la pagina numero 1.


nov 7 2009

Page 2, tome 1.

anatomie
Secondo un mio recente sondaggio, chi visita il blog di un disegnatore lo fa per vedere dei disegni, non per sentire chiacchiere.

Ecco, con la serie ‘anatomia di una pagina’ (che in futuro comparirà anche sul blog gemello del Trono d’Argilla) voglio mostrare attraverso quali fasi di lavoro si arriva dal testo dello sceneggiatore alla pagina finita e colorata. Disegni, poi ancora disegni, per arrivare infine ad un altro, definitivo, disegno.

Questa pagina fa parte del primo gruppo di tavole, 4 per essere precisi, sul quale ho lavorato. Si è trattato in pratica di un secondo test di prova al quale gli autori e l’editore hanno dedicato la massima attenzione, nella ricerca di uno stile adatto alla serie.
Ho speso molto tempo, soprattutto su questa pagina, per curare la regìa e garantire alla storia l’inizio più spettacolare possibile…

Normalmente la prima cosa che faccio è mettere qualche idea su carta sotto forma di micro-storyboard  (3×4 centimetri).
Dopo di che, la base fondamentale del mio lavoro su ogni pagina è rappresentato dallo storyboard: è una fase cruciale ed è quella sicuramente più creativa, nella quale disegno in libertà, provando diverse soluzioni, disegnando a volte la stessa scena da inquadrature differenti. Questa pagina non ha fatto eccezione, anzi più di altre mi ha richiesto diverse visualizzazioni differenti: alcuni passaggi della sceneggiatura non erano semplici da tradurre in un disegno efficace.

Questa è la traduzione in francese del testo originale di Jodorowsky, in spagnolo. Da notare che per una scena mi chiede di ispirarmi direttamente ad un disegno di Manara per Borgia.t1p02_000Ed ecco i disegni che mi sono serviti per comporre lo storyboard. Sono già organizzati su tre strisce, così come richiesto da Jodo, ma ancora serve parecchio lavoro per sistemare tutto…
t1p02_001La fase successiva serve a comporre la pagina di storyboard vera e propria, compresa di lettering. Lavorando al computer, cerco di dare alla pagina il maggiore equilibrio e leggibilità possibile, perchè nelle fasi successive sarà molto più difficile fare cambiamenti sostanziali. In questo caso, mi vengono richiesti alcuni cambiamenti ma alla fine la seconda versione dello storyboard è quella giusta.
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Utilizzando lo storyboard come riferimento, il successivo e ultimo passo è quello di realizzare il disegno finale. Aggiungo ovviamente molti dettagli e definisco al meglio le forme, i volti, gli abiti e le ambientazioni, ma il collegamento con la fase precedente è sempre ben visibile.
Dopo la scansione del disegno spesso apporto dei piccoli ritocchi finali; il tratto a matita infine viene scurito in attesa della colorazione, cercando di mantenere la morbidezza del disegno ma avvicinandosi alla forza di una linea inchiostrata.
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Il mio lavoro è finito. Sarà il colorista a dare alla pagina l’aspetto definitivo.
In questa pagina Sébastien Gerard è stato particolarmente bravo a mantenere la tavola molto leggibile utilizzando pochi colori, ben scelti e che danno alle scene una grande ricchezza e atmosfera.
02 Della Rovere couleur copie (2)